La polpa, carnosa e dolce e con il suo bel colore arancione, ci riporta al sole d’estate ma i suoi colori e sapori ci vengono regalati in pieno autunno. Parliamo della zucca, le cui origini sono lontane e incerte. Qualcuno ritiene che il genere cilindrico e oblungo sia giunto in Europa dall’India, e i primi a coltivarla furono gli Etruschi o, ancora prima i Fenici. Le informazioni più certe e documentate, invece, riguardano le zucche del genere “cucurbita”, quelle più buone e diffuse, che furono introdotte in Europa nel XVI secolo dopo la scoperta dell’America. La “cucurbita” viene chiamata anche “zucca d’inverno” ed è diffusa soprattutto in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Campania, Puglia, Liguria, Piemonte e Toscana.
La zucca è ricca di vitamina A, C e di betacarotene, di minerali quali potassio, calcio e fosforo, è ricchissima di acqua, con una percentuale molto bassa di zuccheri semplici. Quindi, è ipocalorica, aiuta a regolare il livello di zucchero nel sangue ed è utile in caso di diabete, ipoglicemia e ipertensione. Fin dall’antichità, alla zucca vengono attribuite proprietà calmanti, con effetti benefici su chi soffre di ansia, nervosismo e insonnia. Possiede, inoltre, proprietà digestive, rinfrescanti, lassative e svolge una consistente azione antiossidante e antinfiammatoria. Ma la zucca fa bene anche alla pelle. La polpa, infatti, se ridotta in poltiglia ha un effetto lenitivo sulle infiammazioni cutanee ma è anche un’efficace maschera di bellezza che regala tonicità e luminosità alla pelle, mentre la buccia è utile in caso di scottature.
Della zucca non si butta via niente: i semi, detti bruscolini, saporiti e sfiziosi snack da sgranocchiare, sono soprattutto preziosi integratori alimentari per il loro contenuto di acidi grassi essenziali, vitamine, minerali.
Proteggono le membrane cellulari, hanno proprietà antiossidanti e rilassanti. Per trarne il massimo beneficio, è bene consumarli crudi ed è consigliabile anche il consumo dell’olio, estratto a freddo dai semi. Insomma, la zucca è “il refrigerio della vita umana, il balsamo dei guai”. A scriverlo, in tempi remoti, fu Dioscoride, medico, botanico e farmacista greco che esercitò a Roma ai tempi dell’Imperatore Nerone, al quale fece eco in diversi scritti Plinio il Vecchio, scrittore e filosofo naturalista.