A Rivoli il primo appuntamento dell’anno con “Innamórati di Te”
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A Rivoli il primo appuntamento dell’anno con “Innamórati di Te”
Il progetto itinerante “Innamòrati di Te” di Codere Italia mercoledì 27 gennaio è arrivato a Rivoli nella Gaming Hall Palace. La terza tappa dell’evento, partito a giugno 2015, vede ancora una volta protagoniste le donne e soprattutto le loro storie.
Partendo dagli ultimi dati ISTAT disponibili, che fotografano una realtà in cui una donna su tre tra i 16 e i 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, gli interventi dei relatori hanno messo a fuoco la situazione del Piemonte, una regione non estranea ai fenomeni come femminicidio e stalking. Da una parte il capoluogo, Torino, viene considerato dal New York Times una meta da non perdere, dall’altra bisogna riflettere sul fatto che per due anni consecutivi la città della Mole è stata anche sul podio delle città più violente contro le donne. Un fenomeno presente anche nei paesi della provincia: all’inizio di dicembre 2015, a Rivoli una donna che subiva violenza da tempo ha denunciato un 45enne per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. Il 2016 si è aperto con altri due casi: un tentato omicidio a Torino e tre casi di maltrattamenti e stalker a Cuneo e provincia. Emanuela Valente, Fondatrice dell’Osservatorio In Quanto Donna, fa presente che negli ultimi anni si contano più di venti storie di femminicidio avvenute nella sola provincia di Torino, cui si aggiungono altre decine di casi avvenuti nella regione Piemonte. Alcuni di questi sono particolarmente noti, come il recente caso di Elena Ceste, e quasi tutti denotano una matrice comune: sono storie che riguardano famiglie apparentemente normalissime.
Dal punto di vista normativo Maria Antonietta Labianca, Avvocato penalista e Vice Presidente A.D.G.I. Associazione Donne Giuriste Italia ha ricordato che il 17 agosto del 2013 in Italia è entrata in vigore la Legge n. 119/2013 che prevede il reato di Stalking. Tra le importanti novità introdotte dalla Legge n°119/2013 c’è quella che riguarda la relazione affettiva come nuovo parametro in base a cui trarre aggravanti. I dati confermano che in oltre il 62% dei casi sono proprio i partner, gli ex mariti, i parenti e gli amici di famiglia i diretti responsabili delle violenze.
Il progetto “Innamòrati di Te” vuole sottolineare anche l’importanza di realizzare una forte autostima nella donna, come prevenzione alla violenza di genere. Wanda Baldari, Psicoterapeuta dell’età evolutiva ha spiegato come l’amore per se stessi sia l'erede dell'amore ricevuto, un amore che ha inizio ai primordi della vita attraverso la prima relazione d' amore con una mamma sufficientemente buona e un padre affettuoso e protettivo. Ma perché si cade e si rimane bloccate nel circolo della violenza? Come si può uscirne? A questa domanda ha cercato di dare una risposta Dinorah Moscatelli, Psicoterapeuta, analista transazionale e supervisor EMDR evidenziando che spesso sono fattori culturali, sociali ma anche individuali a influire su questo problema che può coinvolgere donne di ogni ceto e livello. L’intervento psicologico è quindi fondamentale per prevenire e interrompere tale processo. Della violenza contro le donne si può però parlare anche da un punto di vista maschile. E’ stata questa l’osservazione di Massimo Lizzi, blogger che scrive spesso dell’argomento. Una voce autorevole, molto ascoltata sui social e in particolare su facebook, in tutte le questioni che riguardano donne, bambini e in generale la cultura patriarcale. Una donna che si trova in una situazione pericolosa come può reagire? Walter PalmeroResponsabile Regione Piemonte Settore Krav Maga Opes Italia ha sottolineato che se muniti dei giusti concetti tutti possono sconfiggere tutti: una donna può fermare un uomo che tenta di offenderla fisicamente o moralmente, un bambino può prevalere su un assalitore più forte, magari adulto, e un uomo può assolutamente vincere uno scontro con un avversario più grosso e fisicamente forte di lui. La pratica del Krav Maga vuole essere uno strumento per la crescita personale dell’individuo. Si tratta di una disciplina nata in Israele che unisce tecniche di attacco, di immobilizzazione e wrestling. Negli ultimi anni è diventato molto popolare anche nelle palestre come tecnica di difesa personale.
Sul territorio del Piemonte sono attive decine di associazioni che con il loro lavoro contribuiscono alla tutela delle donne in difficoltà. Tra queste c’è anche il Centro Antiviolenza-Unione Donne del 3° Millennio di Torino la cui coordinatrice, Marilla Baccassino, nel suo intervento ha raccontato come le donne che arrivano al centro spesso non colgono le analogie con esperienze di altre donne. C’è quindi stupore nello scoprire che la propria esperienza non è del tutto unica, pur essendo singolare.
Per poter dare il giusto aiuto alle donne in difficoltà c’è bisogno di coordinamento. Di questo ha parlato Barbara Cimini, Infermiera e referente Centro Demetra sottolineando come le istituzioni e i servizi territoriali come centri antiviolenza, ospedali, servizi sociali, tribunali debbano collaborare unificando il "linguaggio" che deve essere comune al fine di poter creare servizi idonei, potenziare quelli già esistenti, con personale formato e motivato. Gli aspetti di competenza della polizia giudiziaria sono stati trattati da Luca Mariano, Capitano della Compagnia dei Carabinieri di Rivoli, che in un appassionato intervento ha spiegato come le forze dell’ordine siano in prima linea svolgendo un ruolo fondamentale dal momento che, nella maggioranza dei casi, sono i primi interlocutori delle vittime di violenza.