Venerdì 22 ottobre è arrivato sul web il nuovo appuntamento di “Innamòrati di Te”, il progetto itinerante di Codere Italia giunto ormai all’undicesima edizione. In diretta sul
canale youtube ancora una volta si è parlato di violenza di genere, in particolare di quella consumata durante la pandemia globale.
Ad aprire l’incontro è stata
Imma Romano, Direttore Relazioni Istituzionali di Codere Italia, che ha sottolineato l’importanza per un’azienda di occuparsi di queste tematiche in accordo con i principi di rispetto, eguaglianza, integrazione e sostenibilità da sempre cari al Gruppo Codere. Introdotti da Cecilia Leo, giornalista televisiva di TV2000, si sono succeduti – dopo la messa in onda del
video emozionale realizzato per l’occasione - gli interventi dei vari relatori. In particolare
Isa Maggi, coordinatrice nazionale degli Stati generali delle Donne, ha evidenziato come in Italia operino molte associazioni che hanno come scopo la valorizzazione delle pari opportunità' e la cultura di solidarietà e di mutuo aiuto fra le donne. Tra queste gli Stati generali delle Donne ha dato vita nel 2016 al progetto
#panchinarossa, ormai diventato uno dei simboli della lotta alla violenza sulle donne. E’ stato spiegato come oggi non basta più l’applicazione di una legge o l’adozione di un piano straordinario per la violenza sulle donne. Il problema è diventato strutturale e come tale va affrontato, risolvendo anche la questione dei centri antiviolenza, e rimappando l’intero territorio al fine di trovare soluzioni e sinergie.
Rosaria Avisani di FIDAPA-Federazione Italiana delle Donne nelle Arti, Professioni e Affari ha ricordato la Carta dei Diritti della Bambina. Un documento ispirato alla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia che è stato presentato e approvato nel 1997 a Reykjavik in occasione del Congresso della BPW-Business & Professional Women Europa con l’obiettivo di eliminare la discriminazione e attribuire alla bambina, fin dalla nascita, le stesse opportunità dei coetanei maschi. Nel 2016 ne è stata realizzata una versione aggiornata, a Zurigo, che la FIDAPA ha promosso nei comuni italiani: ad oggi circa 900 hanno già firmato. La stessa divulgazione è stata fatta nelle scuole e nelle università.
Su un altro fronte, con un altro tipo d’informazione e divulgazione, si è attivata da circa 5 anni anche la Polizia di Stato con il progetto “Questo non è amore”. A spiegarlo è intervenuta
Angela Di Salvo, Commissario Divisione Anticrimine Questura Roma - Polizia di Stato. Simbolo dell’iniziativa è un camper rosa che arriva nei centri di aggregazione come mercati rionali, centri commerciali e piazze con l’intento non solo di avvicinare le vittime di violenza, offrendo aiuto, ma anche promuovendo la cultura del rispetto nei confronti delle donne. A bordo del camper c’è un’equipe multidisciplinare composta da psicologi, investigatori e operatori dei centri antiviolenza che metteno a disposizione le proprie competenze, cercando di favorire un contatto diretto soprattutto con quelle persone che hanno difficoltà a raccontare i reati, perché spesso maturati in ambiti familiari.
Della cultura maschilista che pervade i tribunali ha invece parlato
Maria Antonietta Labianca, Avvocato penalista cassazionista, che ha raccontato come prima del giudizio esista già un pregiudizio nei confronti delle vittime donna. Una situazione che si evince dai toni usati nelle aule di giustizia, dall’accanimento nella formulazione delle domande come se ci si dovesse difendere anche solo nella fase dell’interrogatorio. Atteggiamenti di superiorità e distacco da parte di giudizi di sesso maschile che, se pur nella terzietà del ruolo, a volte sembra umanamente eccessivo.
E’ bene ricordare che nel 1976 per la prima volta il dibattimento di uno stupro avveniva a porte aperte. Prima di allora era considerato un reato contro la morale e non contro la persona.
Della necessità di inquadrare il reato in modo distaccato e senza spazio per le emozioni è stato
Paolo Vincenzoni, Comandante del Reparto crimini violenti del ROS, che ha ribadito come solo in questo modo – intervenendo in un momento del ciclo del reato che è già arrivato alle estreme conseguenze - si possa indagare nella maniera corretta cercando di dare giustizia alla vittima. E’ stato anche ricordato l’omicidio di una donna nel torinese uccisa in quanto donna. Un reato che rappresenta il prototipo del femminicidio. L’estrema conseguenza di un reato di genere.
Oggetto dell’incontro è stata anche la recente cronaca che ha fatto emergere la difficilissima posizione delle donne in Afghanistan, un paese in cui hanno ripreso potere i talebani che in un lampo hanno di fatto annullato i progressi duramente fatti negli ultimi 20 anni. Cecilia Leo ha più volte fatto riferimento ai fatti di attualità per sottolineare la violenza e la crudeltà delle forze di governo locale.
Ha chiuso l’incontro Imma Romano che ha dato appuntamento alla prossima tappa del progetto Innamòrati di Te, a dimostrazione che la pandemia non ha diminuito l’attenzione di Codere sulla violenza di genere.