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In estate tutti al mare (come recita un vecchio motivetto di Gabriella Ferri), sulla spiaggia a prendere il sole. Ma chi si è mai chiesto, stando sdraiato sul lettino, da dove arriva la sabbia in cui affondiamo i piedi? La cosa più importante è sapere che il processo di formazione e deposito della sabbia è estremamente lento. In termini di tempi parliamo di millenni. Sono i corsi d’acqua dolce, quindi fiumi, che riversano nei mari i sedimenti, i detriti che poi le correnti distribuiscono – più o meno equamente – sulle coste. Ma non tutte le spiagge sono uguali: ci sono quelli di sabbia bianca e fine e quelle di ciottoli di diverse dimensioni. La differenza deriva propri dalla costa: se è alta e rocciosa, la spiaggia sarà formato da piccole rocce che sgretolandosi formeranno dei lidi in cui camminare con apposite scarpette. Tipico esempio è quello delle calette della Liguria. Se invece la costa non presenta grandi altezze, allora si formeranno delle spiagge lunghe o con granelli di sabbia sottili. Se ne trovano moltissime sulla costa dell’Adriatico. Arenili più accessibili e frequentati soprattutto da famiglie con bambini. I colori della sabbia dipendono invece dal tipo di roccia da cui hanno origine: sabbia chiara per quella calcarea, scura se vulcanica e addirittura con sfumature di rosa e non solo in caso di origine organica. L’erosione delle rocce e la presenza di scheletri, coralli, gusci di molluschi, insieme a minerali, può produrre tavolozze incredibili di colori. In Italia è molto famosa la spiaggia rosa dell’isola sarda di Budoni. Nel mondo vale la pena ricordare la spiaggia rossa di Kaihalulu (Isola di Maui-Hawaii), quella nera di Vik (Islanda), quella gialla di Jomalig (Filippine) e quella più bianca di tutte (da Guinness World Records) Hyams Beach a Jervis Bay in Australia.