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Il pane di Altamura

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Il pane di Altamura

09/10/2020
“E’ il pane migliore del mondo, tanto che il viaggiatore diligente se ne porta una provvista per il prosieguo del viaggio”.
Ad elogiare il Pane di Altamura, già nel 37 A.C., è il poeta latino Orazio, nel rivisitare i luoghi della sua infanzia sull’Altopiano Murgiano. Da allora, la fama e la qualità del pane di Altamura si è sempre mantenuta all’altezza della tradizione, ottenendo nel 2003 il marchio di origine protetta DOP dall’Unione Europea e la cui autenticità è garantita dal Consorzio di Tutela, con funzioni di controllo, promozione e valorizzazione. Monitorando tutte le fasi di produzione, a partire dall’origine della materia prima - la semola di alcune specifiche varietà di grano duro che si coltivano nella zona dell’Altopiano delle Murge - il Consorzio garantisce al consumatore la tracciabilità del prodotto. Al suo interno riunisce agricoltori, molitori e panificatori. Il tradizionale metodo di lavorazione prevede l’uso del lievito madre o pasta acida, sale marino e acqua, con regole ben precise da rispettare, risalenti al Medioevo, per garantire l’originalità di questo prodotto: il pane deve avere sempre un peso non inferiore al mezzo chilo, la mollica è di colore giallo paglierino, la crosta scura e alta almeno 3 mm, le forme tipiche sono quella accavallata, detta “skuanète”, e quella bassa.  L’aroma è inconfondibile, con sentori di nocciole tostate e, a volte, di vaniglia e caffè.
Fresco risulta morbido e pastoso, dopo qualche giorno è più croccante. Nel passato, il pane era impastato prevalentemente dalle donne tra le mura domestiche e portato poi a cuocere nei forni pubblici. Era, dunque, un atto corale, nel quale la sfera familiare e privata si incrociava con quella pubblica. Per evitare che le pagnotte si confondessero, il fornaio le marchiava con le iniziali del proprietario o del capofamiglia, impresse su un timbro di ferro. Solo allora procedeva ad infornarle.
La principale caratteristica del pane, che si è preservata nel tempo, era la durevolezza, indispensabile per assicurare il sostentamento di contadini e pastori nelle settimane che trascorrevano lontano da casa, al lavoro nei campi o nei pascoli, sulle colline murgiane. Il loro pranzo consisteva essenzialmente in una zuppa di pane insaporita con olio di oliva e sale. Come tutti i grandi prodotti della tradizione italiana, il pane di Altamura andrebbe gustato da solo, oppure nell’ antichissima ricetta nata proprio in questo territorio: la bruschetta. Fette di pane abbrustolite condite con sale marino, olio pugliese e un velo di aglio strofinato. 

 

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