Quando si parla del Salento si pensa subito anche alla sua danza più caratteristica: la pizzica salentina.
Chi vive nel sud Italia e soprattutto a sud della Puglia sa bene che questa danza è un vero e proprio rituale antico che trasforma le piazze in luoghi pieni di vita, folklore e allegria.
La pizzica fa parte della grande famiglia delle danze di tradizione denominate tarantelle, danze diffuse nell'Italia meridionale e centrale. Caratteristico è il fazzoletto, accessorio immancabile nell'abbigliamento di un tempo, che veniva usato nel momento del ballo per invitare, sventolandolo, il partner prescelto.
La pizzica tra uomo e donna non è necessariamente una danza di corteggiamento, si balla soprattutto in occasioni private e familiari. In queste occasioni a danzare si trovano parenti anche molto stretti. Ad esempio il ballo tra un fratello e una sorella diventa occasione di divertimento e scherzo, come quello tra un anziano e la sua nipotina può diventare un momento di apprendimento dei passi e dei codici tipici della danza.
La pizzica a scherma è la danza tra due uomini in cui si crea un momento di sfida, di agilità e di creatività e si simula un combattimento con armi o con gesti.
Nel Salento esistevano le donne "tarantate", donne di un tempo, durante la stagione estiva, nei giorni del raccolto, curve in due sulle ginocchia, stanche dal lavoro e dal caldo, venivano "pizzicate" dal ragno, dalla cosiddetta taranta. Fino a quando qualcuno non riconosceva l'origine del male e ne indicava la cura: bisognava chiamare l'orchestrina, suonare e indurre la malata a "ballare". Il ragno diventa l'espediente di una sofferenza repressa, mai vinta: la sofferenza di chi lavora la terra, di individui ai margini del vivere sociale, che nel ragno della taranta e nel ballo trovano l'unica occasione per porsi al centro dell'attenzione, per dar libero sfogo alle frustrazioni.
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