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Lazio: le città fantasma

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Lazio: le città fantasma

11/04/2022
Le chiamano città fantasma e sono ormai tappe di un turismo specifico, perché visitare questi luoghi un tempo abitati e oggi completamente o in parte deserti o quasi, ha un grande fascino e significa immergersi in una storia passata, di cui strade, edifici, piazze e oggetti dimenticati raccontano molte cose per chi sa ascoltarle.

Nel Lazio ce ne sono molte come Ambrifi, Ninfa (famosa per i suoi incantevoli e visitatissimi giardini) e Norba in provincia di Latina, o Antuni, Antica Corvaro e Rocchettine in provincia di Rieti, così come Celleno Antica, Cencelle, Chia, Faleria Antica, Falerii novi e Norchia in provincia di Viterbo, o Civita Vecchia, Rocca Secca (nome che ricorda il famoso film di Totò Il medico dei pazzi) e Civita Vecchia in provincia di Frosinone, nonché Camerata Vecchia, Castiglione, Galeria Antica, Marcellina Vecchia, Montefalco, Stazzano Vecchio e Monterano.

In alcuni casi, di questi centri sono rimaste ben poche rovine ma in altri ci sono ancora costruzioni che si fanno ancora ammirare come i resti del palazzo ducale che si aprono davanti alla fontana del Leone e la Chiesa con il Convento di San Bonaventura dove è stata girata una scena del film il Marchese del Grillo, con protagonista il grande Alberto Sordi. Anche Chia è famosa, e lo deve a Pasolini che vi acquistò una torre del 1250 e la descrisse nel “Poeta delle ceneri”. Motivi paesaggistici invece richiamano turisti al Borgo di Antuni, quasi interamente circondato dalle acque del Lago del Turano.

Molto spesso questi luoghi sono stati colpiti duramente da un sisma o dai bombardamenti delle guerre, costringendo gli abitanti a spostarsi, a volte anche di pochissimi km. C’è poi il caso della famosissima e splendida Civita di Bagnoregio – nel viterbese – che non è propriamente una città fantasma bensì una “città che muore" come l’ha definita lo scrittore Bonaventura Tecchi, che vi trascorse la sua giovinezza. Questo borgo si trova nei pressi del Lago di Bolsena, e appare come sospeso nella Valle dei Calanchi, colpito da un processo di erosione causata dai torrenti che lo circondano, con la complicità del disboscamento. Poche persone vi dimorano ma al suo interno ci sono alcune caratteristiche attività commerciali e di ristorazione. Unica via di accesso un lungo e suggestivo ponte pedonale in cemento armato realizzato nel 1965 e percorribile soltanto a piedi (salvo alcune eccezioni per residenti e lavoratori del luogo).

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