20/11/2023 Ippocastano, ovvero, secondo l’etimologia, il “castagno e il cavallo”. Importata in Europa nel XVI secolo dai Turchi, questa pianta - che produce frutti definiti “castagne matte” perché non sono commestibili per l’uomo - veniva utilizzata per curare la tosse dei cavalli. Secondo un’antica credenza popolare, tenere una castagna matta in tasca porterebbe fortuna ed aiuterebbe a combattere i disturbi da raffreddamento tipici dei mesi invernali.
Nella medicina popolare, infatti, le foglie di ippocastano vengono utilizzate come rimedio contro la tosse, le artriti e i reumatismi. Vengono anche utilizzati, nella medicina omeopatica sotto forma di gocce orali, per contrastare disturbi derivanti da flebiti, vene varicose, ulcere venose, lombalgie. Nella medicina tradizionale, invece, i semi sono impiegati per il trattamento di contusioni, distorsioni, mal di schiena, edemi.
Ma l’efficacia farmacologica dei semi di ippocastano è evidente soprattutto nei disturbi circolatori venosi, grazie all’attività svolta dall’escina, una miscela di molecole complesse chiamate “saponine”, in grado di svolgere varie azioni benefiche sui vasi sanguigni.